Carissimi lettori,
nonostante il difficile tempo della pandemia, noi Suore della S. Famiglia, ci siamo armate di coraggio, per superare ogni paura e chiusura. Ci siamo animate a condividere la nostra esperienza di missione nella domenica ad essa dedicata, nella nostra parrocchia dell’Addolorata, del rione libertà di Benevento.
Suor Agnese ha proposto al Parroco questa iniziativa che, lui ha accolto con entusiasmo, consigliando di far dare una testimonianza missionaria a Suor Daniela e a Suor Eleonora, alternandosi nelle quattro Sante Messe iniziando dai primi vespri del sabato.
Con questo versetto del libro del Siracide è stato riassunto il tema della 4° GIORNATA MONDIALE dei poveri. Papa Francesco, nel messaggio, scrive che “tendere la mano è un segno”.
È un gesto che in sé racchiude due possibili movimenti: quello di chi si dona e va incontro al povero, come pure il gesto di chi, nel bisogno, cerca di colmare la distanza che lo separa dall’altro.
Il Papa ricorda le tante mani che ogni giorno si tendono verso una qualche forma di necessità. Ogni mano ha qualcosa da donare. Fosse anche solo la dignità che si riconosce a chi si incontra quando si stringe la mano che ci viene tesa, che si accompagna con uno sguardo, con un sorriso, con una parola e con un aiuto concreto.
Sono sotto gli occhi di tutti le tante mani tese che in questi mesi si sono prodigate per rispondere alle richieste di una situazione drammatica causata dalla Pandemia. Sicuramente l’emergenza sanitaria, economica e sociale, ci ha fatto apprezzare queste mani tese, forse perché noi tutti ci siamo sentiti più fragili e quindi più bisognosi.
Di fronte a questa situazione, per molti versi inedita, quella mano tesa deve rivestirsi di un supplemento di delicata attenzione, di discrezione, di rispetto.
Questa giornata è diventata per noi ospiti, operatori, suore, di Villa Nazarena in stretta collaborazione con la Comunità cristiana di Pozzuolo e con il supporto di Don Piero, un forte appello ad intercettare i segnali della povertà, a non fermarsi solo alle forme tradizionali di aiuto (che pur rimangono necessarie!). C’è bisogno, come dice Papa Francesco, di cercare il povero che rimane nascosto, di relazioni con il vicinato, di ascolto profondo e di una prossimità che non può essere umiliante.
La mano tesa deve sempre stringere la mano di chi è nel bisogno per rialzarlo. E per farlo è necessario saper incrociare i suoi occhi, per accogliere quello che anche lui ci sta offrendo.