Un Murales per suor Cecilia

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Il 12 luglio 2021, presso l'Ospedale "Sr Cecilia Basarocco" di Niscemi (CL) è stato inaugurato un bellissimo murales, opera dell'artista Maurizio G. M. Vicari donata all'Amministrazione Sanitaria, in memoria di colei che dà il nome al Nosocomio. Il Direttore Sanitario Dott. Alfonso Cirrone Cipolla, in un'opera complessiva di ristrutturazione dell'intero presidio ospedaliero, ha desiderato questa commemorazione che è felicemente coincisa con il 120° anniversario della presenza delle Suore della S. Famiglia di Spoleto a Niscemi.

L'inaugurazione si è svolta in due momenti. La prima parte ha avuto luogo nell’Auditorium del Museo Civico, dove sono intervenuti: il Direttore Sanitario del P.O. di Niscemi Dott. A. Cirrone Cipolla,  il Direttore Amministrativo Aziendale dott. Genovese, il Sindaco di Niscemi Avv. Massimiliano Conti, il Presidente del Museo Civico di Niscemi dott. Mongelli, la Consigliera e Segretaria generale sr Provvidenza Orobello inviata dalla Superiora generale, Madre Paola Sisti. Toccanti sono state le testimonianze del Dott. Giuseppe Di Martino e del Dott. Santo Nicastro che hanno conosciuto e lavorato con sr Cecilia. L’incontro è stato moderato dall’ingegnere Pietro Damiano Verdura e concluso dalla ricca e apprezzata relazione dell’autore del murales, l’ingegnere Maurizio Vicari, con il supporto video realizzato dall’architetto Maria Grazia Spinello.IMG 20210712 WA0060

Sr Cecilia è stata una di noi! Arrivata da giovane suora a Niscemi, vi è rimasta per tutta la vita, donandosi instancabilmente a tutti gli ammalati che passavano dall'ospedale, a tutti i niscemesi. Sia i “testimoni” che il relatore hanno tratteggiato la figura di sr Cecilia come donna, religiosa e infermiera, caposala e ferrista, integerrima, forte, determinata e allo stesso tempo tenera e materna, capace di prendersi cura di tutti indistintamente, fino ad essere pronta, l’11 luglio del 1943, a dare la vita per salvare dalla fucilazione di un plotone americano, alcuni giovani militari tedeschi, frapponendosi tra loro, gesto eroico per il quale fu insignita di una medaglia.

La seconda parte dell’evento si è svolta presso l’Ospedale, dove siamo stati accolti, lungo la scalinata, dal magistrale brano di Ennio Morricone, Gabriel’s Oboe, eseguito, in maniera davvero suggestiva, con chitarra e clarinetto da Massimiliano Cona e Rosario Muscia, due rappresentanti del Gruppo Teatro Ricerca di Niscemi.

Don Filippo Puzzo, Cappellano dell’Ospedale, ha presieduto un breve momento spirituale, evidenziando il significato religioso della presenza delle Suore a Niscemi e dell’operato di sr Cecilia. Dopo la benedizione, con il taglio del nastro è stata scoperta l’opera bellissima e d’impatto che ritrae sr Cecilia, con un bimbo tra le braccia, che si erge ieratica sullo skyline della città di Niscemi; in basso alcune metope “raccontano” la storia di sr Cecilia.

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È stato un evento significativo per la città e per l’Istituto delle Suore della S. Famiglia che in questi 120 anni della loro presenza, attraverso tante belle figure di Suore, come quella di sr Cecilia, si sono profuse per il bene del paese, attraverso l’opera sanitaria, ma anche attraverso l’opera socioeducativa e pastorale. Il riconoscimento manifestato ad una singola suora è un riconoscimento che si irradia su tutta la Famiglia religiosa e che manifesta la bellezza, l’attualità e la fecondità del carisma nazareno-bonilliano, rappresentato, anche in sala, dalla presenza dell’A.L.Bo. (Associazione Laici Bonilliani), il cui Presidente, Enzo Evola, niscemese, svolge la sua professione di infermiere proprio nell’Ospedale “Sr Cecilia Basorocco”; anch’egli, infatti, con sentito coinvolgimento affettivo ed effettivo, ha dato il suo contributo per la buona riuscita dell’evento.

A conclusione, possiamo riportare quanto detto dall’artista: “si auspica che il modello di sr cecilia, donna così significativa nella vita di un Ospedale ma anche di un’intera comunità, possa divenire modello e stile per tutti i sanitari che si trovano a svolgere questo servizio e per tutti i giovani che dovessero scegliere di formarsi come medici o infermieri o volontari che assistono gli ammalati.”

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Rivista Nazaret