Lo scorso Natale, Rachele ed io, catechiste del dopo-comunione della Parrocchia S. Cristina V.M. di Palermo, abbiamo incoraggiato i nostri ragazzi a farsi prossimo per una buona causa, rinunciando però al loro solito regalo natalizio; abbiamo dato loro tre possibilità di impegno: aiutare una delle Missioni delle Suore della Sacra Famiglia, aiutare una famiglia in difficoltà oppure portare al piccolo Matteo un giochino, con gli auguri di Natale. Scelsero all’unanimità di far sentire il loro affetto a Matteo. Ricevuti i nostri regali, Clara, la mamma di Matteo, ci ha mandato alcuni video che lo ritraevano mentre giocava e ringraziava tutti noi per l’affetto dimostratogli, ci ha regalato un pandoro e i confetti della sua comunione/cresima e una cartolina di ringraziamento scritta di suo pugno. In realtà, nessuno di noi conosceva personalmente Matteo, ma grazie al nostro parroco, p. Francesco Di Mariano, lo sentivamo parte del nostro gruppo da sempre: pregavamo per lui ad ogni celebrazione e tramite lui avevamo avuto anche un altro dono speciale, la possibilità di conoscere Zia Caterina, fondatrice della Onlus MILANO25.
Zia Caterina esprime con la sua vita, nella sua quotidianità, quel che per noi bonilliani è “essere, dare e costruire famiglia”. MILANO25 è il nome del suo taxi, diventato strumento di amore per i piccoli malati oncologici. La zia ha percorso insieme a Matteo, Clara e Benedetto tutto il loro cammino, fino in fondo e senza risparmiarsi. Matteo fa parte, infatti, della grande famiglia dei Super Eroi di Zia Caterina. Lui è “Super Matty Potter”, perché ha sempre amato il celebre maghetto e anche lui, come Harry Potter, ha una cicatrice in testa e perché, anche se in modo diverso, ha usato la sua magia su chiunque abbia incontrato.
Le sue magie erano fatte di gioia, di allegria, della capacità di amare e far innamorare; i suoi super poteri erano i Sacramenti, che lui stesso aveva chiesto a Padre Bernardo (Zio Bernardo per Matteo), abate di San Miniato al Monte (FI): desiderava poter prendere quella che Matteo stesso chiamava la “pillola” di Gesù; come poteva un bambino di sette anni conoscere i Sacramenti?
Padre Bernardo in quell’occasione gli regalò una riproduzione in legno della Famiglia di Nazareth dove scrisse: «Matteo tu sei benedizione per me. Tuo zio Bernardo». Matteo disegnò un cuore rosso sul petto di Maria.
Durante la celebrazione, al momento in cui Matty stava per fare la prima comunione, padre Bernardo disse una frase che stupì tutti: «sto dando Gesù a Gesù!».
Qualche giorno dopo avere ricevuto i Sacramenti, Matteo, insieme alla sua famiglia, tornò a Palermo felice di ritrovare i suoi amici e compagnetti. Dopo alcune settimane, purtroppo, però, il suo stato di salute peggiorò, mentre noi intensificavamo la nostra preghiera. Quando padre Francesco ci chiese di portare Gesù Eucarestia a Matteo, io e Rachele rispondemmo prontamente.
Era venuto il momento di conoscere quel bambino che diceva di vedere la nuvoletta, che Gesù aveva preparato per lui, e che pregava perché i suoi genitori avessero i super poteri per poterlo accompagnare su quella nuvoletta. Appena entrammo mi colpì l’immagine di Clara seduta sul letto, con Matteo che riposava sul suo petto, uno sguardo acceso d’amore.
Non riuscivo a smettere di guardarla, ma abbassavo gli occhi quando i suoi incrociavano i miei, tanta era la luce che emanavano. A tratti ci raccontava cosa aveva fatto Matteo nella loro vita, come avergli insegnato a fare ogni cosa insieme, anche le più piccole cose.
Poi ci raccontò della nuvoletta e trasalimmo nel sentir dire che il suo desiderio più grande era stare su questa nuvoletta accanto a Gesù e a Maria. Avendo incarnato il carisma nazareno-bonilliano da tanti anni, guardai gli occhi miti e dolci di Benedetto (il papà) ed esclamai: «ama così tanto la Santa Famiglia di Nazareth!?». Sì, aveva una grande devozione per Maria, ringraziandola sempre per aver fatto un “Figlio fantastico” e diceva che Gesù era il suo migliore amico. Poi Matteo con un filo di voce cominciò a pregare con noi un’Ave Maria, ricevendo anche l’unzione degli infermi e Gesù Eucarestia.
Dopo un caffè e i biscotti, padre Francesco parlò ai genitori e raccomandò loro di scrivere tutto ciò che ascoltavano dal piccolo angelo, salutammo e andammo via, ma mentre camminavo verso l’auto non riuscivo a dire una parola, un tremore mi prese dentro, tanta era la grazia di Dio che avevo ricevuto in quell’incontro, e dissi: «mi sento come se scendessi dal monte Tabor». Quella sensazione mi accompagnò per un paio di giorni. Rachele continuò ad andare da Matty, insieme al nostro parroco, per portargli Gesù Eucarestia, tornando sempre più illuminata da quegli incontri. Matteo, anche quando non parlava, con i soli occhi trasmetteva pezzi di cielo. Quello che si riceveva ogni volta era qualcosa di immenso, inesprimibile.
Solo qualche settimana dopo il nostro primo incontro, arrivò la notizia che Matteo aveva raggiunto la sua nuvoletta, adesso è un “angelo” che sta accanto alla Santa Famiglia e gioca con Gesù, il suo migliore amico.
Elena Gulizzi e Rachele Sanfilippo (da Palermo)